sabato 18 settembre 2010

Io e la mia futura professione....


Non ve lo avevo detto... Studio educazione professionale nei servizi sanitari...pochi sanno di questo lavoro e pochi ci credono, ma io sono convinta della sua utilità e dei grandi miglioramenti che può fare un intervento simile.
Sarebbe utile che tutto il mondo inizi a credere in questa professione,utile per tanti svariati motivi uno di questi è il costo sanitario:quanti soldi lo Stato risparmierebbe per la sanità,quanto lavoro in meno avrebbe il personale sanitario,tra l’altro lavoro che non è nemmeno di loro competenza..e soprattutto quante persone vivrebbero meglio la loro vita???

Un neonato con Artrogriposi congenita progressiva nel momento in cui inizia a far parte del mondo, si trova in una realtà più dura di altre dove deve far fronte a operazioni chirurgiche , fisioterapia,utilizzo di ausili.
Ci si può trovare davanti a bambini e a famiglie con tanta determinazione ma può succedere anche il contrario..ci sono bambini deboli che non hanno una continuità nella gestione post operatoria, che non vedono un futuro, che non trovano motivazioni per continuare un percorso per un miglioramento futuro..e sono questi bambini, queste famiglie che hanno bisogno d’aiuto!!!
L’educatore potrebbe essere indispensabile!!!
All’inizio un bambino viene operato,accompagnato verso una fisioterapia grazie ai genitori che si prendono cura di lui; ma quando cresce chi gli farà capire cosa può portare un’intervento, il motivo per cui deve operarsi, per cui deve utilizzare gli ausili, a cosa va incontro se ciò non viene fatto??
Spesso questo non viene spiegato al bambino e nemmeno alla famiglia. Se ciò accadesse forse ci sarebbe una maggiore continuità nella cura della persona perché tutto ciò che si può fare diventa una motivazione personale. Tutto ciò viene definito compliance (grado di adesione al trattamento). Bisogna puntare su una continuità dopo il trattamento, dopo l’intervento, dopo la fisioterapia. Il bambino deve capire che se questa continuità non sussiste l’intervento, la fisioterapia potrebbero essere stati degli interventi inutili o di poco conto.
Ecco che l’educatore fa in modo che ci sia questa continuità, che il bambino veda ogni cosa che fa come una motivazione personale; inoltre egli deve supportare il bambino e la famiglia su ogni difficoltà facendo in modo che si maturi un’accettazione su di sé e sulla propria vita..perchè la vita è bella e merita d’esser vissuta..può sembrare una frase fatta ma dipende tutto da noi, siamo noi a decidere la nostra vita.

3 commenti:

  1. Nella maggior parte dei casi le malattie rare hanno altrettanto raramente una cura: spesso l’unica ancora di salvezza sono piccoli palliativi(la fisioterapia, l’ippoterapia, la terapia occupazionale ed altre discipline
    idonee a massimizzare il potenziale di questi piccoli malati).
    Ma che cos’é una malattia rara? Dovete sapere che vi sono malattie che ricorrono
    con una frequenza così bassa da aver meritato la designazione di malattie rare.
    Molte di esse sono sconosciute al gente comune e spesso anche ai medici.Una malattia è rara quando si manifesta in rapporto di uno
    ogni duemila abitanti. Il tempo medio in Italia per arrivare ad una diagnosi, va dai
    due ai sette anni sempre che ve ne sia una!
    L’organizzazione mondiale della sanità indica più di cinquemila le malattie rare. Di
    queste la maggiranza, circa quattromila, sono causate da un’anomalia genetica e
    colpiscono per la maggior parte il sistema nervoso oltre ad un interessamento di
    altri sistemi periferici.
    In questo panorama nel quale la famiglia é sola e spaventata, la ricerca
    farmacologica per ovvi motivi costo/beneficio, non ha la possibilità di investire
    persone e mezzi.
    La famiglia, in questo contesto, ha quindi difficoltà a trovare la cura, non
    sa come far valere i propri diritti in termini previdenziali, legali, scolastici e
    lavorativi. Questo perché “le malattie rare rivestono un’aspetto fortemente
    multidisciplinare che va dalla legislazione alla riabilitazione, dalla didattica alla medicina”.

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  2. Io sono semplicemente un'infermiera ma mi renco conto che la figura dell'educatore potrebbe ricoprire un ruolo rilevante nel processo di cura; spesso ci traviamo ad affronteggiare difficoltà che per la nostra formazione non ci permetterebbe di adempiere in modo sicuro e pienamente corretto, cerchiemo di colmare la mancanza di una figura formata in un ambito più specifico ma dobbiamo ricordare la mancanza di tempo poichè siamo chiamati a rispondere sopratutto ad altri bisogni assistenziali, mancanza di personale, mancanza soprattutto di un'ottica organizzativa volta alla globalità della persona.

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  3. L'educatore è una figura che purtroppo non è ancora riconosciuta, in particolare nel ambito sanitario!Questo è un vero peccato perchè avrebbe tutte le capacità e competenze per attuare progetti significativi...Mi auguro che con il tempo questa figura venga presa in considerazione e valorizzata!Complimenti per questo blog, l'argomento è davvero interessante!

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